Tommaso Gallarati Scotti (1878-1966)
Tommaso Fulco Gallarati Scotti è nato a Milano il 18 novembre 1878. Esponente di una delle più antiche famiglie patrizie milanesi, era figlio di Giancarlo Gallarati Scotti, Principe di Molfetta e Duca di San Pietro di Galatina e di Luisa Melzi d’Eril, discendente da Francesco Melzi – vicepresidente della Repubblica italiana in età napoleonica. Fu educato ad un rigoroso cristianesimo, anche con il concorso di illuminati uomini di Chiesa, come il bollandista padre Francesco Van Ortroy e don Achille Ratti, futuro papa Pio XI.
Si laureò in giurisprudenza nel 1901 all’Università di Genova dove conobbe il padre barnabita Giovanni Semeria; attraverso di lui entrò in contatto con i maggiori esponenti del riformismo religioso europeo del tempo - von Hügel, Laberthonnière, Blondel, Loisy, Tyrrell – come pure con gli italiani Murri, Genocchi e Buonaiuti. Ma decisivo fu soprattutto l’incontro con lo scrittore Antonio Fogazzaro, che gli fu grande amico e maestro, nelle lettere e nella vita.
Ai primi del Novecento Gallarati Scotti era già legato a quegli ambienti del cattolicesimo conciliatorista e liberale che ormai si protendevano verso il modernismo: scrisse sulla “Rassegna Nazionale”, fu – con Antonietta Giacomelli – promotore della rivistina “In Cammino”. Soprattutto diede vita nel 1907, con il concorso di Aiace A. Alfieri e di Alessandro Casati, alla rivista di grande impegno “Il Rinnovamento”: l’iniziativa pubblicistica culturale più importante del modernismo italiano che fu colpita da censura ecclesiastica (e per la quale lo stesso Tommaso Gallarati Scotti subì la sospensione dai sacramenti). Partecipò anche alla vita della Lega Democratica Nazionale, promossa da Romolo Murri, saldando il cattolicesimo conciliatorista, di ascendenza risorgimentale, con i nuovi ideali democratici cristiani.
Di rilievo fu il suo impegno civile, in adesione alle istanze di un cattolicesimo attivo e partecipe delle problematiche sociali. Attraversò, dunque, gli anni della crisi modernista, con intimo tormento: non aderì tuttavia alle posizioni più radicali, ma elaborò, in sintonia con Fogazzaro, un approfondimento religioso interiore che recuperava pienamente la tradizione spirituale italiana di Riforma cattolica, dal Medioevo mistico a Rosmini
Sostenitore dell’interventismo democratico, allo scoppio della Grande Guerra si arruolò volontario, partecipò in prima persona alle operazioni militari guadagnandosi due medaglie d’argento; fu anche ufficiale d’ordinanza del generale Cadorna al Comando Supremo. Nel primo dopoguerra, assunse una convinta posizione anti-fascista, collegandosi ad Amendola, a Gobetti, a Parri e, soprattutto a Benedetto Croce. Dal 1923 al 1926 presiedette il Circolo Filologico Milanese e ne fece un centro culturale di resistenza al fascismo.
Con il rafforzarsi del totalitarismo, si ritirò da ogni impegno politico e si dedicò più intensamente all’attività di scrittore: poeta, romanziere, drammaturgo, biografo e memorialista. Tra le sue opere più significative in campo saggistico-biografico si ricordano La vita di Dante e la biografia di Antonio Fogazzaro che ebbe un successo notevole, testimoniato da diverse edizioni, nonché dalla traduzione in inglese. Dello scrittore vicentino egli curò anche l’edizione del carteggio.
Alla caduta di Mussolini e, successivamente, durante la guerra civile, riprese i contatti con il partito liberale e con gli esponenti dell’antifascismo e dovette riparare clandestinamente in Svizzera. Nominato dal Governo Bonomi ambasciatore d’Italia in Spagna, fu a Madrid da 1945 al 1946. Nel 1947 fu destinato all’ambasciata di Londra, che lasciò nel 1951. In entrambe le sedi svolse con impegno e coraggio il compito si risollevare il nome dell’Italia uscita sconfitta dalla guerra.
Tornato a Milano, fu tra i protagonisti del rilancio economico e civile della città. Fu infatti presidente dell’Ente Fiera di Milano (1954-58), Presidente del Banco Ambrosiano (1954-64), membro e consigliere d’amministrazione di varie istituzioni. Partecipò ancora al dibattito culturale, con interventi giornalistici e con un’attività pubblicistica attenta e curata.
Morì a Bellagio il 1 giugno 1966.
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